Piazza Manara
Cuore della Città, crocevia delle strade che dal territorio confluivano in Treviglio, attraverso le quattro porte, su di essa prospettano alcuni degli edifici più significativi del centro storico, costituenti le memorie più antiche del Borgo: il Castrum Vetus, nucleo altomedievale di cui si conservano ancora tracce tra i muri e i vuoti degli edifici; la Basilica di San Martino, risalente al secolo XI, che conserva al proprio interno pregevoli opere d'arte, tra cui il Polittico, opera quattrocentesca di Bernardino Butinone e Bernardo Zenale; la Torre Civica, anch'essa risalente al XI secolo; il Palazzo Comunale, del secolo XIII e ancor oggi adibito a sede della Comunità; la denominata Casa della Piazza, elegante edificio tardo quattrocentesco, con tracce di cornice di finestre a tutto sesto, decorate con motivi intrecciati e recante tracce di sinopia.
Via Galliari
La via deve il suo nome ai fratelli Bernardino, Fabrizio e Giovanni Antonio, pittori e scenografi settecenteschi di fama internazionale che, pur provenendo dal Piemonte, elessero Treviglio a loro patria d'adozione. I fratelli Galliari lasciarono numerose opere in diverse chiese e palazzi di Piemonte e Lombardia (tra cui il Palazzo Visconti di Brignano) e allestirono scenografie per i più prestigiosi teatri europei (Teatro alla Scala di Milano, Teatro Regio di Torino, l'Opéra di Parigi e altri), senza peraltro dimenticare Treviglio, dove ritroviamo preziose testimonianze della loro arte nella Basilica di San Martino, nella Chiesa di San Carlo ai Morti, nel Santuario della Beata Vergine delle Lacrime, nell'ex Monastero di San Pietro e nella Casa Bacchetta, ubicata lungo la stessa via Fratelli Galliari. L'attuale via Fratelli Galliari era denominata, fino al secolo scorso, Strada di Porta Torre, in quanto conducente alla Porta Torre; la titolazione ai Fratelli fu dovuta al fatto che in tale via essi avevano una pregevole dimora, così come erano pregevoli altre dimore ubicate lungo la via, perlopiù occupanti i luoghi dell'antico castello del Borgo (il castrum vetus). I palazzi più significativi qui presenti sono i denominati: Palazzo Silva, Palazzo Semenza, Casa Bacchetta, Palazzo Galliari, Casa Mazza, benché altri siano riconoscibili per la fattura aulica dei portoni d'accesso e per la presenza di motivi decorativi intorno alle finestre; tra questi si cita il palazzo al numero civico 14, che è caratterizzato dalle fogge del portone d'accesso, dai manufatti in ferro battuto delle ringhiere e dalla presenza di tracce sinopiali con motivi decorativi di foggia settecentesca intorno alle finestre che fronteggiano il Santuario. Sempre in via Fratelli Galliari è ubicato uno degli edifici più cari alla memoria dei Trevigliesi: il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime, eretto per celebrare l'evento miracoloso che fece desistere, nel 1522, il generale francese Lautrec, dall'occupare e saccheggiare il Borgo.
Piazza del Popolo
Al termine della via Fratelli Galliari si giunge in piazza del Popolo, antica piazza Rivellino, dove era ubicato il rivellino1 annesso alla Porta Torre, e dove vi era anche un mulino, denominato "mulino di Porta Torre" (ora scomparso). La piazza è caratterizzata dalla presenza di una colonna commemorativa, innalzata per ricordare la visita alla Città del cardinale Pozzobonelli, avvenuta nel 1744, e dall'edificio ora sede della Questura, già Palazzo Compagnoni, quindi sede della Sottoprefettura, poi Casa del Fascio, e quindi sede del Liceo Classico: edificato agli inizi del secolo XIX è caratterizzato da un cortile interno in stile neoclassico, con portico colonnato in stile dorico e loggia con colonne a capitello ionico.
Basilica di San Martino
L'architettura della Basilica testimonia, sia dall'esterno che all'interno, la ricca stratificazione storica che la contraddistingue, impressa non solo nelle cortine murarie, ma anche nelle copiose e importanti opere d'arte presenti. L'origine della Chiesa viene fatta risalire, secondo una tradizione riportata dagli storiografi ma non documentata, intorno al V-VI secolo, quando all'esterno del nucleo fortificato (il castrum vetus) era presente una piccola chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta. Tale edificio era orientato nord-sud, ed occupava all'incirca l'attuale zona presbiteriale. Secondo quanto riportato dallo storico E. Lodi, un primo ampliamento (o meglio riedificazione) si concluse nell'anno 1008, allorquando la Chiesa venne orientata lungo l'asse est-ovest, con una struttura a croce latina, di dimensioni longitudinali pressoché identiche all'attuale. Un ulteriore ampliamento ebbe luogo probabilmente nel secolo XIV, quando il tetto venne sopralzato con un sistema di volte a crociera, dalle forme ascrivibili al gotico lombardo, e venne edificato il campaniletto ubicato in corrispondenza della zona absidale. Tale intervento è chiaramente ravvisabile dall'esterno lungo i fianchi dell'edificio, e dall'interno osservando attentamente le imposte degli archi della navata centrale e delle campate, oggi celate dalle forme conferite alla struttura dai fratelli Galliari nel corso del secolo XVIII.
Torre Civica
Il Campanile, o Torre Civica, costituisce sicuramente l'opera architettonica più rappresentativa della Città: alta circa sessantacinque metri, è visibile da tutte le strade radiali che collegano il territorio a Treviglio, segnalando in lontananza la direzione del Centro cittadino. Non molte sono le notizie storiche riguardanti l'edificazione del Campanile, benché un'indagine stilistico-comparativa, intersecata con la lettura documentaria e delle testimonianze iconografiche, renda possibile alcune ipotesi che trovano ulteriori conferme nell'indagine diretta in loco. Edificato probabilmente nel corso del XI secolo, era originariamente più basso rispetto all'attuale: l'innalzamento avvenne nel XIII o XIV secolo, e fu comunque sicuramente concluso nel XV secolo, come testimoniano diversi documenti cartacei e rappresentazioni pittoriche.
Palazzo Comunale
Una lapide conservata presso il Centro Civico Culturale e rinvenuta nella facciata del Municipio reca l'iscrizione "In nomine Domini hoc opus factum fuit tempore praenobilis militis domini Guglielmi de Pusterla honorabilis potentatis de castro Trivilio Grasso MCCC" ("Nel nome del Signore quest'opera fu compiuta al tempo del nobilissimo signor Guglielmo da Pusterla onorevole potestà del castello di Treviglio Grasso 1300"), facendo così supporre che tale edificio venne compiuto dal potestà di Treviglio, Guglielmo della Pusterla, nell'anno 1300. A tale epoca il Municipio occupava uno spazio corrispondente all'incirca alle prime tre campate verso la via omonima: lo si desume dalla foggia degli archi a sesto acuto qui rinvenuti e dal diverso orientamento dell'immobile, nel fronte verso la piazza L. Manara. Era allora più basso di un piano rispetto all'attuale e dotato di un balcone dal quale venivano proclamati gli editti e le leggi, denominato "parlera" o "lobia". Nel 1509 la neocostituita Confraternita di San Giuseppe si insediò nel cortiletto retrostante il corpo principale del Municipio, costruendovi, nel 1514, la Chiesa dedicata a San Giuseppe.
Santuario Beata Vergine delle Lacrime
Il Santuario, edificato tra il 1594 ed il 1619 per volere della Comunità trevigliese, è un costante richiamo al culto mariano e all'episodio miracoloso del 1522, dal quale deriva il nome "Beata Vergine delle Lacrime": la mattina del 28 febbraio l'immagine della Vergine con il Bambino, ora collocata sull'altare del Santuario ma allora dipinta su una parete del Monastero di Sant'Agostino, cominciò a trasudare lacrime, evitando così alla Città il saccheggio da parte delle truppe francesi del generale Lautrec. A seguito dell'evento il Consiglio comunale proclamò l'ultimo giorno di febbraio "festa della Città" e decise l'edificazione di un Santuario dedicato alla Vergine: la chiesa sorse tra la via di Porta Torre e il Monastero di Sant'Agostino, al quale l'edificio doveva essere fisicamente connesso per richiesta delle Monache, custodi della sacra immagine. L'Immagine venne traslata in Santuario nel 1619, presente il cardinale Federico Borromeo, che officiò la prima messa nella nuova chiesa, allora di dimensioni più ridotte rispetto all'attuale: occupava infatti la zona compresa tra l'ingresso e l'innesto con il transetto, terminando perciò in corrispondenza del termine della volta a botte che ne costituisce la copertura. L'ampliamento dell'edificio, attuato con l'aggiunta del transetto, della cripta sotterranea, del presbiterio e della soprastante cupola, avvenne alla fine del XIX secolo, su progetto dell'ingegner Cesare Nava.